Una storia non solo reggiana

La_scuola_clericalede_l'Asino_del_1906Il seguente pezzo nasce come riflessione in seguito ad un’intervista della Gazzetta di Reggio a don Goccini apparsa nella stessa pagina in cui il suddetto giornale ha pubblicato il comunicato dei compagni reggiani. È una riflessione scaturita a caldo su come la Chiesa Cattolica, così come le altre organizzazioni religiose, sia costitutivamente omotransfobica e basata sul dominio di genere, per quanto alcuni suoi esponenti tentino di riciclarsi come “preti buoni e tolleranti”. La tolleranza dei preti è sempre pelosa e basata sui concetti cristiani di pentimento e remissione dei peccati: i preti, “buoni” o “cattivi”, sono sempre preti, pronti a diventare da intolleranti se un prete più importante di loro glielo ordina.
Sulla Gazzetta di Reggio del 17 maggio 2017 è apparsa una intervista a don Giordano Goccini, sul tema della processione “di riparazione” contro il REmilia Pride organizzata dal comitato di fondamentalisti cristiani beata Giovanna Scopelli. Chi volesse leggere l’intervista può trovarla a questa pagina: http://gazzettadireggio.gelocal.it/reggio/cronaca/2017/05/17/news/il-responsabile-della-pastorale-critica-il-comitato-scopelli-e-aggiunge-non-si-risponde-a-una-provocazione-con-un-altra-1.15351141
Indubbiamente, don Giordano è persona ben diversa dai componenti del comitato, portatori di un odio virulento e incondizionato verso quelli che loro considerano peccatori abominevoli. Per esempio, alla fine dell’intervista esprime un parere favorevole alla veglia di preghiera contro le vittime di omo e transfobia tenuta a Regina Pacis [parrocchia di Reggio Emilia, ndr.], dicendo anche che, secondo Gesù, i peccati di cui il signore chiederà conto saranno ben altri, cioè quelli commessi per brama di ricchezza.
Ma, riadattando un vecchio slogan, l’uomo finisce dove comincia il prete e il prete comincia liquidando molto semplicemente il Pride come una “provocazione”, non considerando che la provocazione – che effettivamente c’è – potrebbe solo essere un mezzo per affermare il diritto a vivere secondo la propria natura, senza doversi vergognare di quello che si è. La provocazione è un potente mezzo di lotta politica e civile, non è cosa fine a sé stessa.
Il prete continua esprimendo a chiare lettere la posizione reale della chiesa cattolica: l’omosessualità è comunque un peccato. Dice che “dio accoglie sempre l’uomo che cade” e anche che “pregare in riparazione dei peccati altrui è un atto di presunzione”. Il peccato va biasimato, il peccatore accolto e perdonato. Purché si penta, è sottinteso. Il perdono deve sempre essere preceduto dal pentimento nella chiesa cattolica. Ma in cosa è caduta, di cosa si dovrebbe pentire una persona LGBT? Di vivere la propria vita affettiva e sessuale seguendo liberamente la propria natura? Di amare in modo ritenuto peccaminoso dalle gerarchie religiose? Questo è il punto: la chiesa (tutte le chiese, anche se in questo caso stiamo parlando della chiesa cattolica) pretende da sempre di controllare ogni aspetto delle vite di tutte le persone. Di tutte, non solo di quelle che ne fanno parte per libera scelta. Anche e soprattutto di chi non ne condivide la fede, i precetti e i valori. Non sto dicendo niente di nuovo, fiumi d’inchiostro sono stati versati per scrivere dell’invadenza clericale nelle nostre vite, della presenza opprimente e pervasiva della religione nella politica, dell’influenza sulle leggi e sull’educazione, sulla pretesa dei religiosi di ergersi a guide morali e spirituali universali.
C’è una sottile differenza da rimarcare fra le posizioni del comitato e quella della diocesi: i primi tuonano con livorosa veemenza soprattutto contro “il più nefando e pubblico manifesto della sodomia”, che a ben vedere riguarda solo gli omosessuali uomini, mentre don Goccini riferisce di non riuscire a comprendere quanti “dicono di riuscire a trovare una realizzazione piena nella pratica di una sessualità non generativa”. In sostanza la chiesa include fra i peccatori anche le lesbiche e le persone eterosessuali che non intendono “generare”. Messe da parte dal comitato, che evidentemente considera le donne come soggetti di second’ordine anche nell’omosessualità, le lesbiche sono riprese abilmente, senza essere manco nominate, dall’esponente della chiesa ufficiale.
Considerare un peccato l’omosessualità e biasimarla in sé stessa è il segno di un’arroganza senza limiti che continua dai tempi dei tempi e, se in occidente i roghi sono spenti da qualche secolo, in tanti paesi del mondo le persone LGBT sono incarcerate, seviziate e uccise in base a disposizioni religiose. Come nell’occidente medioevale, a volte è il braccio secolare – lo stato – che si incarica materialmente dell’esecuzione, altre volte è la massa dei credenti che lapida i “peccatori”. Come purtroppo vediamo ogni giorno, in occidente l’odio verso le persone LGBT si esprime in tanti modi, dal negar loro diritti che gli altri cittadini hanno garantiti, al disprezzo, al bullismo, alle aggressioni fino all’omicidio. Il tutto alimentato da una concezione di diretta matrice religiosa, vale a dire che la persona LGBT è una persona di seconda categoria perché vive nel peccato. La differenza è solo di grado, la sostanza è la stessa. Là ti ammazzano, qui ti devi pentire. Pentirti di essere quello che sei.
A questo punto si può pensare, ma è roba fritta e rifritta! Niente di nuovo! È questo però il punto. La posizione dottrinaria della chiesa è sempre la stessa, solo che il suo atteggiamento pratico è cambiato adeguandosi “ai tempi” e alla “percezione della fede” che hanno i credenti.
Un’ultima nota sull’opinione di don Goccini riguardo al comitato. Più che un’opinione, una sentenza: afferma che i suoi componenti “non sono nella comunione della chiesa universale. Non definiamoli cattolici.” Ma perché? Perché portatori di odio e non di misericordia cristiana? Macché. Perché “polemizzano con il Vescovo e con il Papa”, non riconoscendone l’autorità. Non riconoscere l’autorità della gerarchia ecclesiastica? Questo sì che è un peccato grave.
Stiano attenti i componenti del comitato: nei bui corridoi del vescovado si stanno già vergando, con inchiostro di galla, le loro patenti di eretici. In altri tempi sarebbero stati messi al rogo con streghe e omosessuali. O con streghe omosessuali.
Joe Scaltriti

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